martedì 9 maggio 2017

Identificare Yahweh

 
Identificare il dio biblico con uno degli anunnaki presenti a quel tempo sul suolo terrestre non è un passatempo ozioso ma un dovere storico. A questo interrogativo risponde in modo esauriente Zecharia Sitchin nel suo ultimo libro (postumo) redatto dalla fedele nipote, Janet. Il libro contiene alcuni brani trascritti dalle sue conferenze, tra i quali, quello inerente la collocazione di Yahweh nella gerarchia di comando degli sfuggenti anunnaki.


Il dio biblico sembra possedere le caratteristiche di entrambe le genealogie in continua lotta tra di loro per il dominio terrestre, quella degli enliliti e quella degli enkiti, i discendenti dell’austero comandante in capo Enlil e quelli dell’eclettico Enki, il dio dell’Apsu.

Sappiamo come le esigenze monoteistiche degli estensori della Bibbia li abbiano costretti ad un non facile lavoro di sincretismo e riunificazione delle gesta dei tanti elohim in un’unica figura divinizzata, Yahweh. 
 
Sappiamo inoltre come la bibbia stessa sia piena di incongruenze al proposito, basti citare il comportamento indissolubilmente duale nei confronti del diluvio e degli esseri umani scampati a tale grave minaccia.


In questo contesto, in tempi assai successivi al diluvio, si inserisce nella narrazione biblica uno degli anunnaki - al quale erano state assegnate alcune tribù di genti nomadi, risiedenti nell’alto Egitto - di nome Yahweh. Che il dio biblico non sia il primo creatore appare certo dall’analisi della cronologia degli eventi. 
 
Le successive identificazioni vengono poi via via vagliate ed infine, una ad una, scartate. Non anticiperò la soluzione dell’enigma proposta da Sitchin, ciò che preme ricordare è l’indifferenza sul destino del genere umano da parte del dio biblico, le sue inaccettabili forme di gelosia, punizione, controllo.


Tali caratteristiche possiamo rinvenirle in molti dei nostri consimili, soprattutto quelli dalla palese attitudine parassitaria, legati alla smania del comando e della sottomissione dei propri simili. E’ infatti agli odierni sistemi di potere terreno, sostanzialmente simili a quelli sumeri, che si deve guardare se si desidera rendersi conto delle preoccupanti caratteristiche psicologiche degli anunnaki antichi.

Il controllo delle masse, l’indifferenza verso il loro destino e la predazione sistematica dei corpi e delle anime dei sottoposti umani sono le istanze tipiche del potere, istituito con l’ausilio della forza militare, dell’astuzia e della propaganda. Oggi come allora, in attesa di un loro probabile ed imminente ritorno, viviamo nello stesso contesto sociale, nonostante la propaganda affermi il contrario.
 
 

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