Il regime saudita è di una crudeltà e brutalità estrema nei confronti
dei cittadini della provincia orientale del Paese, una situazione ora
fuori controllo con l’aumentare dei morti, interi quartieri in macerie e
notizie su acqua e luce tagliate nella città assediata di al-Awamiya.
Sebbene gli attivisti locali continuino a caricare video sconvolgenti
sui media sociali rivelando interi quartieri spianati, i media
internazionali e degli Stati Uniti osservano il silenzio. Nell’ultimo
anno, soprattutto dopo l’esecuzione a gennaio del noto clerico sciita di
al-Awamiya Nimr al-Nimr, vi sono state tensioni nel Qatif sciita.
Inoltre, 14 cittadini sciiti, tra cui il giovane Mujtaba al-Suayqat,
studente della Western Michigan University, attendono
l’esecuzione su firma del re Salman. Tortura e processi di massa del
gruppo accusato del crimine di “protesta”, hanno ulteriormente
infiammato le tensioni nella regione.
Grandi proteste contro la
monarchia e i servizi di sicurezza saudita sono frequenti nel Qatif fin
dalla cosiddetta “primavera araba”, anche se i grandi media
internazionali ignorano le proteste che avvengono nei regimi amici di
Stati Uniti e Regno Unito.
Ciò in particolare accadde nel 2011, quando
centinaia di carri armati sauditi attraversarono il viadotto Re Fahd per
minacciare la rivolta popolare contro la monarchia sunnita del vicino
Bahrayn. I media occidentali trattato l’evento in modo erratico e
sottotono, con alcuni servizi che sottilmente indicavano le azioni
saudite motivate effettivamente dalla protezione dei civili contro le
forze di sicurezza del Bahrayn, mentre in realtà fu una grossa
dimostrazione di forza contro i civili per preservare il regime
autocratico assediato del Bahrayn.
Questa settimana, le cose si sono
drammatizzate poiché le autorità saudite concentravano un uragano di
fuoco sul quartiere al-Musara di Awamiya, usando aerei, artiglieria
pesante, lanciarazzi, cecchini e veicoli corazzati d’assalto. All’inizio
dell’anno il regime saudita annunciò i piani per demolire il quartiere e
consegnarlo a imprenditori privati in una sorta di versione saudita del
“dominio eminente”.
Tuttavia, la presenza di militanti sciiti nascosti
nel strette strade e nei vicoli sembra sia il vero motivo della
distruzione del quartiere. Anche se combattimenti sporadici si sono
verificati d’estate, l’assedio iniziava l’ultima settimana di luglio,
quando bulldozer e veicoli corazzati giunsero in città per avviare la
demolizione mentre le forze di sicurezza tentavano simultaneamente di
sradicare i militanti sciiti.
Molti centri d’informazione mediorientali
parlarono di almeno 5 civili uccisi dall’ingresso delle forze saudite,
ma gli attivisti online parlano di molte decine di persone uccise
dall’inizio dell’incursione.
Prima e durante l’inizio dell’assedio, i cittadini locali ebbero la
promessa di “trasferimenti” promossi dal governo, sebbene gli attivisti
li descrivano come pulizia settaria occulta della popolazione sciita,
perseguitata storicamente dallo Stato wahhabita.
L’informazione
regionale pubblicava filmati che rivelerebbero l’attiva pulizia
anti-sciita delle forze saudite. Un attivista di Awamiya, Amin Namar,
affermava che c’è lo sforzo consapevole delle autorità di cambiare
forzatamente l’identità della città:
“Ciò che vedo dal primo giorno è una punizione collettiva… un piano per la deportazione. Niente a che fare con al-Musara e lo sviluppo, ma con la punizione di questa città per aver chiesto diritti e riforme dal 2011”.
Un comunicato stampa
della Commissione per i diritti umani delle Nazioni Unite rispondeva ai
piani sauditi che annunciavano la demolizione di aree residenziali per
lo sviluppo commerciale.
L’affermazione delle Nazioni Unite suggerisce
che è l’identità della città in realtà in gioco:
“Gli esperti delle Nazioni Unite avvertono che il piano di sviluppo del quartiere al-Masura ne minaccia il patrimonio storico e culturale con danni irreparabili e che può comportare lo sfratto forzato di numerose persone dalle loro imprese e residenze”.
Gli esperti delle Nazioni Unite avevano
avvertito che l’intera iniziativa avrebbe comportato l’evacuazione
forzata con misure estreme di coercizione, ma senza condannarla:
“I residenti sono spinti in molti modi, anche attraverso taglio della luce, a lasciare le case e le imprese senza adeguata alternativa, lasciandoli con indennizzi insufficienti e, peggio, senza dove andare… Sembra che la demolizione sia stata annunciata senza alcuna consultazione significativa con i residenti e senza considerare alternative meno dannose, come il restauro o una comunicazione adeguata per informarli sui piani di demolizione”.
Armi da fuoco e bulldozer del governo distruggono le infrastrutture
civili: i tiri delle autorità saudite distruggono i quartieri sciiti
nella provincia orientale del Paese. Alcuni video sono stati caricati
sulle pagine personali dei social media dai soldati sauditi per vantarsi
del loro ruolo nell’assedio, dopo di che i video vengono eliminati
dagli attivisti dell’opposizione. E ora l’assalto ha raggiunto un
violento crescendo.
Al-Masdr News riferiva che le forze del regime
saudita sparavano su un autobus di civili mentre cercava di fuggire da
Awamiya, uccidendo il conducente (altre relazioni non confermate
menzionano il ferimento di donne e bambini). Reuters tuttavia presentava
resoconti conflittuali sull’incidente, tentando di giustificare
l’assedio brutale di Awamiya come tentativo della sicurezza saudita di
“arrestare i responsabili degli attacchi alla polizia”.
Mentre i
dettagli e l’esattezza di vari rapporti sulle atrocità non sono chiari,
con gli attivisti che citano decine di civili uccisi dal governo e i
media allineati dello Stato affermare che combattenti sciiti hanno
ucciso dei poliziotti, e la mancanza di accesso indipendente per i media
rende una valutazione giornaliera difficile.
Questa settimana, al-Mayadin News di Beirut era la prima emittente satellitare araba a presentare video provenienti
dagli assediati di Awamiya, riferendo di aerei militari che sorvolano
la città e di un uomo in uniforme che sparava con un RPG su un’area
urbana.
Gli attivisti dell’opposizione saudita dicono che l’uomo era un
soldato saudita. Nel frattempo, Middle East Eye riceveva un
documento che gli attivisti dicono aver trovato nelle case della città
assediata.
Si tratta di un avviso di sequestro di proprietà che prevede
l’obbligo di trasferire i residenti e timbrato dal Comando Nazionale
Antiterrorismo Comune (NJCC) del governo saudita. Dava istruzioni sulle
procedure di rilocazione, MEE citava gli attivisti affermare che le
famiglie sfollate devono ancora essere alloggiate. Anche se non è ancora
riportato dalla stampa statunitense, il governo canadese è criticato
per la fornitura di blindati che i sauditi utilizzerebbero per la
repressione dei civili.
Nel 2013 il Canada ebbe un record di vendite,
per oltre 13 miliardi di dollari, fornendo all’Arabia Saudita un numero
non noto di blindati leggeri fabbricati dalla General Dynamics Land Systems (GDLS).
The Globe and Mail del Canada pubblicava un’indagine che scoprì che
“video e foto diffusi sui social media mostrano il regno saudita
utilizzare mezzi canadesi contro i civili”, specificamente nell’ambito
dell’assalto ad Awamiya che ha causato morti tra i civili.
Il rapporto
confermava, sulla base di un’analisi degli esperti, che i veicoli
canadesi vengono utilizzati, anche se le immagini analizzate mostravano i
Gurkha PVR, realizzati dalla Terradyne Armored Vehicles
(di Newmarket, Ontario) e non i veicoli della General Dynamics del
contratto del 2013. Sembra che altre compagnie private del Canada siano
in trattativa con il governo saudita, ma ora sono sotto controllo. Il
rapporto chiede una risposta dal primo ministro Justin Trudeau:
“Stiamo esaminando queste affermazioni molto seriamente… e abbiamo immediatamente lanciato un’indagine”. Vari parlamentari canadesi hanno sollecitato l’attuale governo liberale ad annullare il contratto motivandolo con il sospetto che violi le regole del Canada sul controllo delle esportazioni di armi. Anche i gruppi di monitoraggio dei diritti umani pesano. Il segretario generale Alex Neve di Amnesty International Canada, invitava il governo a fermare le esportazioni di blindati, dicendo: “Indicazioni che veicoli corazzati del Canada siano forse utilizzati quando le forze saudite si mobilitano nell’est del Paese, evidenziano quanto sia cruciale che il governo intervenga e metta immediatamente fine all’accordo canadese-saudita sul LAV”.
Stati
Uniti e Regno Unito rimangono i maggiori fornitori di armi avanzate
dell’Arabia Saudita e da sempre ignorano gli abusi dei diritti umani.
Ironia della sorte, la popolazione sciita sempre più perseguitata nel
regno si concentra nella regione orientale che produce gran parte del
petrolio mondiale.
Nel 2012, un’esplosione dei gasdotti, forse opera di
militanti sciiti della stessa regione, fece balzare il prezzo del
greggio temporaneamente nel timore che la “primavera araba” fosse
arrivata nella provincia petrolifera.
È ampiamente noto che, dopo la fondazione dell’Arabia Saudita, i cittadini sciiti sono emarginati per motivi religiosi dalla religione ufficiale dello Stato wahhabita, che li ritiene eretici collegati agli interessi iraniani, soprattutto dopo la rivoluzione islamica del 1979. Le comunità sciite saudite sono presenti nelle aree storiche di tensioni che hanno visto proteste, sparatorie, detenzioni di massa e negligenza economica.
Le dimostrazioni sono state da tempo vietate in tutta
l’Arabia Saudita, un fatto raramente evidenziato dalla stampa
occidentale. Attualmente, rapporti non confermati dei media allineati
all’Iran affermano che i combattenti dell’opposizione yemenita hanno
bombardato basi e avamposti sauditi nella regione del Jizan, infliggendo
per la prima volta perdite alle truppe in territorio saudita. Mentre
Qatif va fuori controllo, il contraccolpo della guerra dell’Arabia
Saudita nello Yemen è sempre più probabile.
Come avevamo recentemente
riportato sulla marcia dell’Arabia Saudita verso la Guerra Civile,
tensioni e fratture su più livelli dello Stato saudita, anche nella
stessa famiglia reale, si avvicinano al punto di rottura. Quest’ultimo
turno di misure estreme contro il dissenso sciita, che sembrano sempre
più disperate e che ora sono rese pubbliche, segneranno l’inizio di un
regno permanentemente diviso?
Zerohedge 4 agosto 2017
Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora
https://aurorasito.wordpress.com/2017/08/07/guerra-civile-in-arabia-saudita/
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