Il presidente degli Stati Uniti Donald
Trump, avido di due minuti di attenzione, ha dimostrato la totale
ignoranza della situazione politica in Libano durante la visita alla
Casa Bianca del primo ministro libanese Saad Hariri.
Durante la
conferenza stampa alla Casa Bianca, Trump osservava a un sorpreso Hariri
e al pubblico televisivo libanese: “Il Libano è sul fronte della lotta contro SIIL, al-Qaida e Hezbollah”. Trump aveva ragione sul Libano che combatte Stato islamico e al-Qaida, ma con l’aiuto di Hezbollah,
il movimento libanese sciita con cui il governo Hariri mantiene una
fragile, ma matura intesa politica. Trump seguitava commentando: “Hezbollah
è una minaccia allo Stato libanese, al popolo libanese e all’intera
regione. Il gruppo continua ad aumentare l’arsenale e minaccia di
avviare un altro conflitto con Israele, combattendo costantemente. Con
il sostegno dell’Iran, l’organizzazione alimenta anche la catastrofe
umanitaria in Siria. Hezbollah ama ritrarsi come difensore degli
interessi libanesi, ma è molto chiaro che i suoi veri interessi sono
quelli suoi e dello sponsor, l’Iran”.
Dopo la riunione e la
conferenza stampa con Trump, Hariri fu costretto a correggerlo per non
affrontare la caduta del governo a Beirut. Hariri ha detto: “Combattiamo SIIL e al-Qaida. Hezbollah è al governo, fa parte del parlamento e abbiamo un’intesa”.
Non c’è dubbio che Trump, influenzato dagli agenti israeliani come il
genero Jared Kushner, non fu informato sul ruolo cruciale di Hezbollah nel sostenere il governo Hariri, volendo causare una crisi politica libanese. Fortunatamente, Hezbollah
non è caduto nella trappola e nello scontro indotto dagli israeliani
alla Casa Bianca.
Ovviamente Kushner aveva informato Trump sulla
necessità di attaccare Hezbollah. Subito dopo i commenti di Trump su Hezbollah,
il consigliere per la sicurezza nazionale statunitense Tenente-Generale
HR McMaster licenziava un membro indesiderato, Ezra Cohen-Watnick,
residuo dall’ex-Tenente-Generale Michael Flynn al Consiglio di sicurezza
nazionale. Dopo che Flynn fu licenziato da Trump nel febbraio 2017,
McMaster tentò di cacciare Cohen-Watnick, che cercava di usare settori
dell’Agenzia Centrale d’Intelligence e dell’Agenzia d’Intelligence della
Difesa, dove aveva lavorato, per rovesciare il governo dell’Iran.
La
rete propagandistica israeliana negli Stati Uniti e all’estero iniziò a
rilanciare il vecchio slogan dell'”antisemitsimo” per criticare McMaster
e chiederne il licenziamento da Trump. Immediatamente, “voci”
cominciarono a circolare alla Casa Bianca, provenienti dalla cerchia di
Kushner, secondo cui Trump pensava di dimettere McMaster da consigliere
della sicurezza nazionale e mandarlo a comandare le truppe statunitensi
in Afghanistan, una mossa simile ad Adolf Hitler che inviava i generali
tedeschi ribelli sul “fronte russo”.
La banda di Kushner aveva anche
suggerito che Trump sia stato ingannato sulla situazione in Libano da
Hariri, accusato di collusione con Hezbollah, il presidente libanese Michel Aoun, alleato politico di Hezbollah,
forze armate libanesi, il direttore della Direzione generale della
sicurezza libanese Abas Ibrahim e le organizzazioni di lobbying libanesi
a Washington DC, cercando di “vendere” un’“agenda pro-iraniana” in
Libano e Siria. Solo i cabalisti esperti che compongono la lobby
israeliana, dalla ricca tradizione di cospirazioni autentiche, potevano
inventarsi tale complessa teoria della cospirazione fittizia per
completare la loro retorica isterica sul Libano.
Con Cohen-Watnick fuori al Consiglio di Sicurezza Nazionale e il nuovo capo dello staff di Trump, l’ex-Generale dei Marines John Kelly, che cerca di limitare l’accesso di Kushner all’ufficio ovale e il suo coinvolgimento nelle decisioni politiche sul Medio Oriente, forse Trump potrà essere istruito sul documentato sostegno militare, logistico e d’intelligence d’Israele ai gruppi sunniti jihadisti in Siria che combattono contro i militari siriani e i volontari di Hezbollah e Iran. Tuttavia, Trump odia ascoltare consigli da chiunque ne sappia di più di lui sugli affari internazionali, ovvero chiunque possieda una laurea in scienze politiche o storia.
La vicenda di Trump con Arabia
Saudita ed Emirati Arabi Uniti sulle sanzioni contro il Qatar, ideate ad
Abu Dhabi piratando i computer della Qatar News Agency, ne è un
esempio. L’intera vicenda sembra essere stata ideata da Kushner,
irritato dopo che il Qatar respinse la sua richiesta di un investimento
da 500 milioni di dollari per il suo centro direzionale al 666 Fifth
Avenue di Manhattan, e dall’ambasciatore filo-israeliano e anti-Qatar
degli EAU a Washington Yusif al-Utayba.
Trump preferiva seguire i
consigli di Kushner, dei sauditi e degli emiroti che quelli di McMaster e
del segretario di Stato Rex Tillerson. Trump ovviamente agiva da
vecchio playbook neocon incontrando Hariri. È vero, Hariri è da tempo
considerato un politico sunnita filo-saudita, a Beirut. Ma Hariri è
primo ministro grazie a un accordo di condivisione del potere negoziato
accuratamente, che ha visto Aoun diventare presidente, Hariri primo
ministro e Hezbollah sostenere l’accordo di unità nazionale.
Mentre Trump non ha la minima cognizione seria della politica
internazionale, lo stesso non è vero per agenti come Kushner ed alleati
nella Casa Bianca. È probabile che tali elementi filo-israeliani
cercassero una crisi politica in Libano, per favorire Israele. Hezbollah,
che ha avuto impressionanti successi militari contro le forze militari
israeliane e che è riuscito ad indurire i propri sistemi di
telecomunicazioni dall’aggressione israeliana, non ha abboccato all’esca
di Kushner. Hariri ha pubblicamente riconosciuto e lodato il ruolo di Hezbollah
nella sconfitta militare di al-Qaida e delle forze jihadiste dello
Stato islamico sul confine settentrionale del Libano, definendolo “un
grande successo”.
Hariri dichiarava: “Abbiamo il nostro parere ed
Hezbollah ha il suo, ma alla fine abbiamo un consenso col popolo
libanese nell’economia, la sicurezza e la stabilità”. Il leader di Hezbollah,
Nasrallah, evitava la trappola israeliana e wahhabita. Piuttosto che
denunciare Trump per i commenti mal informati su Hezbollah, Nasrallah ha
semplicemente detto che l’avrebbe evitato per non danneggiare Hariri e
il suo entourage. Le parole di Hariri e il “no comment” di Nasrallah
irritavano gli israeliani e i loro alleati wahhabiti a Riyad e Abu
Dhabi, speranzosi di sconvolgere il quadro politico a Beirut.
Da anni israeliani e sauditi tentano d’imporre un governo radicale sunnita in Libano. I servizi d’intelligence di entrambi i Paesi sono coinvolti nell’assassinio con un’autobomba a Beirut, nel novembre 2005, del padre di Hariri, l’ex-primo ministro Rafiq Hariri. Ciò fu confermato da un comitato delle Nazioni Unite guidato dall’ex-procuratore canadese Daniel Bellemare, che concluse che Rafiq Hariri fu assassinato da una “rete criminale”, non dall’intelligence siriana o da Hezbollah, come spacciato dalla propaganda neocon attiva a Washington DC e Gerusalemme. Infatti, l’intelligence libanese accertò che l’assassinio di Hariri e altre 22 persone fu opera di agenti siriani, drusi e palestinesi attivi in Libano agli ordini del servizio d’intelligence israeliano del Mossad.
L’intera operazione fu progettata per attaccare Hezbollah,
Siria ed alleati cristiani libanesi. Gli israeliani cercavano un casus
belli per giustificare l’attacco occidentale alla Siria. La guerra con
la Siria fu sospesa fino alla decisione errata dell’amministrazione
Obama di sostenere le rivolte “arabe” in tutto il mondo arabo secolare.
Trump, scientemente o inconsapevolmente, ha tentato di lanciare una
bomba a tempo politica in Libano con i suoi commenti su Hezbollah. La politica libanese è maturata notevolmente dal 2005 ed Hezbollah,
Hariri, Aoun e altre legittime voci politiche libanesi non cadranno mai
nella trappola tesa da Gerusalemme, Riyadh e think tank israeliani a
Washington.
Wayne Madsen, SCF 08.08.2017
Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora
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