mercoledì 27 settembre 2017

Disperazione energetica e fallimento di Trump


Nonostante i discorsi sulla Russia nel 2016 ed argomentazioni ed accuse al riguardo, la politica statunitense verso il Paese più grande della Terra permane. Ciò è dovuto al fatto che la politica è guidata dalla ricerca di Wall Street dei profitti, non da buoni o cattivi desideri dei singoli politici. 

Nelle elezioni del 2016, sembrava che una delle maggiori differenze tra Donald Trump e Hillary Clinton fosse la posizione sulla Russia. Trump disse “se possiamo andare avanti con la Russia, sarà è molto bello“. Hillary Clinton tentò di collegare Trump al Presidente Vladimir Putin, che definì “Grande padrino del nazionalismo globale“. Dalle elezioni, i dirigenti politici continuano ad allarmare sulla presunta “ingerenza russa” che avrebbe influenzato la votazione.


La guerra fredda soffia all’Assemblea Generale
 
Proprio come Barack Obama, le relazioni degli Stati Uniti con la Russia non sono migliorate dalla dipartita di Bush, con Trump che calca la mano anti-russa. Nel discorso all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, Donald Trump ha fatto del suo meglio nel rilanciare affermazioni nazionalistiche. Ha ripetuto l’amata frase “America First“. Oltre a un passaggio sull’Ucraina, non ha criticato direttamente la Russia, ma questa omissione era un trucco. Trump ha scelto diversi Paesi da criticare e minacciare. 

Se Trump fosse stato veramente preoccupato dei diritti umani e dell’esportazione del terrorismo, avrebbe criticato l’Arabia Saudita, come fece per le elezioni. Tuttavia, non l’ha criticata. Se Trump fosse stato preoccupato del caos creato dai narcos, avrebbe criticato il governo del Messico, come fece spesso nella campagna elettorale. Tuttavia, non disse niente. 

Da comandante degli Stati Uniti, non da politico che cerca voti, Trump attacca solo Paesi amici o alleati con la Russia. Trump fece false dichiarazioni sull’economia iraniana, ignorando i grandi successi della Repubblica Islamica e invocava la possibilità di rivedere l’accordo nucleare. Trump attaccava Cuba, ignorando i vasti miglioramenti nel Paese e la notevole reputazione nell’assistenza medica nel mondo. Trump attaccò il governo del Venezuela, accusandone delle difficoltà il governo socialista bolivariano e nient’altro. Da lì, Trump ha continuato a ripetere il cliché ideologico statunitense: 
Il problema in Venezuela non è che il socialismo sia stato attuato male, ma che il socialismo è stato attuato fedelmente. Dall’Unione Sovietica a Cuba fino al Venezuela, ovunque sia stato adottato il vero socialismo o il comunismo, ha provocato angosce, devastazioni e fallimenti. Chi predica i principi di queste ideologie screditate contribuisce solo alla continua sofferenza delle persone che vivono in questi crudeli sistemi“. 
Per gli spettatori internazionali, ciò appare una dichiarazione strana per un discorso delle Nazioni Unite. Non per nulla, pause sparse e tentativi di farsi applaudire illustravano l’ignoranza di Trump della politica internazionale. 

Dopo tutto, il vago concetto di “socialismo” è l’ideologia dichiarata del Partito laburista inglese, nonché da numerosi governi socialdemocratici in Europa, Africa e altrove vicini agli Stati Uniti e che non hanno alterato il capitalismo. Tuttavia, per milioni di statunitensi che guardano Trump alla CNN, il discorso ha suscitato l’immagine di un Paese in particolare. Quando Trump cominciò a parlare di “ideologie screditate” e di “vero socialismo o comunismo”, l’immagine richiamata negli USA, nonostante il crollo dell’URSS, era un ufficiale russo in colbacco che abbaiava ordini con greve accento. 

Lanciandosi in fraseologie da guerra fredda accanto alla frase “America First“, Donald Trump invitava gli statunitensi a ricordarsi il discorso sull'”impero del male” di Ronald Reagan. Non menzionava direttamente il governo della Russia, e non badava ai suoi scopi internazionali. A coloro che hanno visto il discorso negli Stati Uniti, Trump, in effetti, riportava gli statunitensi a 40 anni prima, con slogan “Abbasso i russi! Abbasso i russi!

La politica estera statunitense non è cambiata, ecco perché
 
Il professore di Harvard, Dr. Marshall Goldman, avrebbe detto “è comprensibile perché il popolo russo consideri Vladimir Putin suo salvatore“. Il successo della leadership di Putin in Russia e la base del fanatismo russofobo di USA ed alleati della NATO poggia su due entità: Gazprom e Rosneft. Da studente di dottorato, Vladimir Putin scrisse sul concetto di “campioni nazionali” o aziende che lavorerebbero non solo per i propri profitti, ma a beneficio del Paese. Scrisse: “il processo di ristrutturazione dell’economia nazionale deve avere l’obiettivo di creare società più efficaci e competitive sul mercato nazionale e mondiale“. 

Mentre andò al potere alla fine del XX secolo, Putin adottò una rapida riforma economica, imponendo la flat tax del 13%, e soprattutto cominciando a costituire due società statali che divenissero centrali nell’economia. Nel 2006, Gazprom, un’impresa controllata dal governo russo, aveva il monopolio sull’esportazione del gas naturale del Paese. British Petroleum, tra gli altri enti controllati dall’estero o da oligarchie, fu espulsa dagli affari. Nel 2011 Gazprom controllava il 17% della produzione di gas naturale del mondo e il 18,4% delle riserve di gas naturale mondiali. Mentre Gazprom fornisce gas alla Russia ad un tasso ridotto stimolando l’economia nazionale, esporta gas in 25 Paesi. 

Circa il 60% delle entrate di Gazprom proviene dai mercati esteri. Il 38% del gas naturale dell’Unione europea è ora importato dalla Russia. Perché Wall Street odia Gazprom? La ragione è semplice. Ogni oncia di gas naturale che Francia, Italia, Germania, Repubblica Ceca, Turchia, Austria, Romania, Bosnia-Erzegovina, Polonia, Bulgaria, Finlandia, Macedonia, Lettonia e Lituania acquistano dalla Russia è un’oncia di gas naturale che non viene acquistato negli Stati Uniti e nel Regno Unito. 

Questo ente statale e produttivo crea entrate per Putin tagliandogli mercato e profitti. Gazprom è stato utilissimo per il popolo russo, che ha visto espandere notevolmente la propria economia, ma è stato dannoso per i miliardari di Stati Uniti e Gran Bretagna. Anche Rosneft, la compagnia petrolifera controllata dallo Stato, si è allargata. È la 51.ma azienda del mondo dal 2016. Rosneft vende petrolio in tutto il pianeta, non solo in Europa, ma anche in India. British Petroleum e altre corporazioni occidentali sono state costrette a collaborare con Rosneft e a vederla esplorare il fondale artico per l’estrazione di petrolio e gas naturale. 

La Cina ha continuato a crescere rapidamente negli ultimi decenni e ha bisogno di importare più combustibile per alimentare il crescente apparato produttivo. La Russia fornisce quantità crescenti di petrolio e gas naturale. Nel 2014, Gazprom accettò di fornire alla Cina ogni anno 38 miliardi di metri cubi di gas naturale. Nel 2019, il gasdotto Power of Siberia, in fase di costruzione, inizierà a fornire gas naturale alla Repubblica popolare cinese.

 

Disperazione energetica, non “dominio energetico”
 
Le sanzioni statunitensi adottate contro la Russia il 2 agosto hanno specificamente preso di mira il progetto Nordstream 2, la costruzione di un nuovo gasdotto con cui la Russia aumenterà le esportazioni nei mercati europei. Mentre si preparavano a votare le sanzioni, i legislatori statunitensi cinguettavano cinicamente di “diritti umani”, “Ucraina” e “omosessualità”. Tuttavia, la lingua usata e gli enti che le sanzioni avrebbero dovuto colpire indicano direttamente le vere motivazioni dell’attacco economico. 

Il relatore Tim Ryan dell’Ohio dichiarava, alla Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti, senza alcuna vergogna o imbarazzo: “Dobbiamo continuare a concentrarci su come vendere il nostro gas agli alleati in Europa”. La traduzione evidente delle sue parole è “gli europei dovranno acquistare gas naturale dalle società statunitensi, non dai russi“. Mentre varie figure della NATO e dell’Unione europea hanno ceduto alla pressione di USA e Gran Bretagna, e si sono detti contrari al Nordstream 2, la Germania no. La Germania ha votato nettamente per il progetto, poiché l’importazione di gas naturale dalla Russia è molto più conveniente che dal Nord America, in un altro continente oltreoceano. 

Non dovrebbe sorprendere che i funzionari tedeschi fossero furiosi per le nuove sanzioni statunitensi imposte alla Russia. Le politiche dall’amministrazione Trump guardano allo sfruttamento di petrolio e gas naturale con ottimismo. La frase usata è “dominio energetico”. In realtà, si dovrebbe parlare di “disperazione energetica”. Gli Stati Uniti erano una volta dipendenti da Paesi come Arabia Saudita, Venezuela e Nigeria per il petrolio. Nel 1974, il Congresso USA vietò l’esportazione di petrolio in qualsiasi Paese, tranne il Canada, nel boicottaggio dell’OPEC. Ma ciò fu tutto. 

L’invenzione dell’estrazione idraulica, in cui petrolio e gas naturale possono essere estratti dallo scisto nel sottosuolo statunitense, ha reso gli USA “indipendenti nell’energia”, e con una produzione di petrolio e gas naturale a livelli record, il divieto dell’esportazione è stato rimosso. Gli Stati Uniti non sono più dipendenti dalle importazioni di energia e il prezzo del petrolio e del gas naturale è diminuito. I produttori statunitensi di petrolio e gas naturale hanno più da vendere che mai e quindi hanno disperatamente bisogno di clienti se vogliono mantenere i profitti. La natura “libera del mercato” disorganizzato della produzione petrolifera ha spinto il mercato statunitense ad essere estremamente inefficiente. 

Le grandi quattro “super”-compagnie petrolifere competono per esempio con piccole imprese come Devon Energy e Haliburton, tra le altre, in un’irrazionale caccia al profitto. Nonostante l’abbondanza nazionale, gli USA continuano ad importare petrolio da Medio Oriente, Africa e America Latina, mentre ne esportano. Donald Trump non è più responsabile solo dei suoi traffici. È il “capo dello Stato” del Paese. Pressione gli viene posta da forze di tutti i settori dell’economia statunitense. Gas e petrolio vanno venduti e vanno trovati nuovi clienti. 

Mentre Trump potrebbe avere favorito migliori rapporti con la Russia per ragioni politiche, l’economia statunitense urla con “disperazione energetica”. Wall Street vuole profitti, e ciò significa cacciare la Russia dal mercato. Quindi, nessuno si sorprenda vedendo Trump prendere il podio alle Nazioni Unite e condannare numerosi alleati della Russia, suscitando immagini russofobe da guerra fredda nella psiche statunitense. Non sorprenda che molti Paesi attaccati da Trump siano esportatori di petrolio. Il Venezuela è un concorrente dei magnati petroliferi di Wall Street, così come l’Iran. Va notato che Sadam Husayn e Muamar Qadafi guidavano compagnie petrolifere statali in concorrenza con le supermajor occidentali.

La retorica del mercato libero rifiutata dalla storia
La realtà ironica è che quando Trump ha fatto le sue rampogne anti-comuniste, la prova che fossero dichiarazioni false si trovano nella loro motivazione. Negli anni ’90 la Russia abbracciò il liberismo avanzato da FMI, Banca mondiale e Jeffrey Sachs, economista dell’Università della Colombia. Il risultato fu caos e povertà con Boris Yeltsin, l’amato amico di Bill Clinton. 

Il ripristino della forza economica della Russia è il risultato della proprietà statale e della pianificazione centrale. La Russia si è allontanata dalla povertà e dal caos con lo sviluppo pianificato di Putin dei “campioni nazionali” sotto controllo statale come entità centrali. Mentre le ciance da guerra fredda di Trump erano ovviamente destinate ad evocare sentimenti negativi sulla Russia, un’altra entità presente era la Cina. 

La Cina è guidata da un Partito Comunista e la sua economia centralizzata e controllata dallo Stato l’ha resa la seconda economia del mondo. La Cina ha cessato d’essere il malato dell’Asia per essere al centro del progresso e dello sviluppo economico. Solo pochi giorni dopo che Trump spiegò al mondo che socialismo e comunismo falliscono sempre, il treno più veloce del mondo, che collega Pechino e Shanghai, è stato inaugurato. 

Questo “treno-proiettile” è stato creato da un’ente statale, la Chinese Railway Corporation, secondo un “Piano quinquennale”. Si può immaginare una più definitiva confutazione dell’anticomunismo ciarlatano di Trump? All’Assemblea Generale la Cina annunciò che il prossimo Congresso Nazionale del Partito Comunista del 18 ottobre sarà un “momento chiave nello sviluppo del socialismo con caratteristiche cinesi”. 

Il fatto che i media statunitensi come la CNN abbiano elogiato Trump per il suo discorso da guerra fredda, e si siano concentrati solo sui commenti sul “Rocket Man” della Corea democratica, dimostra che Trump è stato messo in riga. Come capo del governo degli Stati Uniti, Trump fa il suo lavoro cercando di assicurare profitti all’élite miliardaria degli Stati Uniti, come quasi tutti gli altri presidenti. Questo è più difficile, perché nonostante la mitologia nel discorso di Trump, è il capitalismo, in particolare quello neoliberista statunitense, che fallisce.

Caleb Maupin, NEO 24.09.2017
 
 

Traduzione di Alessandro Lattanzio

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